AVVERTENZE PER I LETTORI

LURE BUILDING & LURE FISHING AROUND THE WORLD

domenica 19 dicembre 2010

LE ALTRE SODDISFAZIONI DI VIAGGIO

Perchè viaggiare non è solo pesca, ma tutto un contorno di esperienze e sensazioni che rendono unico ogni soggiorno in terre lontane o vicine che siano.
Il cibo, quello buono, è spesso la classica ciliegina sulla torta di un viaggio perfetto o può essere una buona medicina per lo spirito quando non tutto va per il verso giusto.


Le aragoste del Madagascar, ad esempio, arrostite e leggermente condite da spezie locali, ci hanno reso più sopportabile quella volta l'assenza del mostro pinnuto da ricordare.
Una vera squisitezza e un gustosissimo ricordo!

sabato 18 dicembre 2010

CHE SE MAGNANO ?

Acque tropicali, pesci voraci, squali, denti aguzzi, mille feroci fantasie per ritrovarsi magari tra predatori da mezzo quintale che attaccano in maniera selettiva acciughine da un dito!
Beh, non sempre fortunatamente è così, la legge della jungla è spesso selvaggia laggiù in fondo e anche creature aggressive che non saremmo molto portati a definire come "esche" devono guardarsi le pinne dai loro vicini più grandi.
E' il caso delle murene, che in taglia piccola ma anche media finiscono sul menù di cernie, squali, snappers e carangidi più spesso di quanto non siamo portati a credere. Persino un piccolo rosy jobfish come quello della foto ( Terre Rouge, Madagascar ) non si è fatto tanto pregare per ingoiarne una.


Una volta spellate e arrostite per esempio, sono considerate un'esca d'elezione alle Hawaii, dove i locali si arrampicano su scogliere impervie con le loro canne custom e i mulinelli da traina d'altura per insidiare da riva i più grossi Ulua, o Giant Trevally, del mondo.
Certo per noi che peschiamo con gli artificiali non sarà facile imitarle a dovere, ma dopotutto la pesca non è interessante anche per le sfide strane e inaspettate che ci propone?

LA RESISTENZA DEI NOSTRI ARTIFICIALI

Non capita molto spesso di soffermarsi sulle qualità di durata degli artificiali che compriamo quando siamo in negozio; li acquistiamo spesso per colore, aspetto, forma, fama, più o meno come comprare gli adorni per il nostro albero la settimana prima di Natale. Capita poi che nell'uso pratico non rispecchino le nostre aspettative, sedotte più da caratteristiche estetiche che da attenta valutazione.
Però ci sono anche articoli dall'eccelsa durevolezza; a me è capitato di restare sorpreso mentre mi godevo un bagno ristoratore al termine di una bella giornata di pesca nell'Oceano Indiano, quando la corrente mi mise davanti l'oggettino della foto:


Dalla forma molti avranno riconosciuto un classico minnow della Giapponese Tackle House, chissà quante storie avrebbe da raccontare se potesse parlarci. Le molteplici incrostazioni e la copertura di briozoi ci dicono che ha navigato a lungo, tanto a lungo che le ancorette si sono disciolte, ne restava una minima parte che si è staccata al momento di raccoglierlo. La colorazione originale è ben difficile da riconoscere ma la struttura metallica è ancora impeccabile, come pure split ring e solid connessi che, seppur incrostati, non sembrano particolarmente ossidati.
Una cosa che colpisce è il terminale ancora attaccato, a conferma di quanto il monofilo sopravviva anche nell'ostico mondo salato, pensiamo bene a cosa fare dei nostri rimasugli di filo quando siamo per mare, e riportiamoli a casa con noi, faremo un gran favore all'ambiente.

mercoledì 15 dicembre 2010

E DA QUI SI RIPRENDE

Fin qui tutto già visto... tempo di produrre qualcosa di nuovo, di buttare giù qualche sciocchezzuola... i prossimi giorni ci lavoreremo un attimo.
Intanto scorci di paesi lontani, alba in Tanzania dal passato... inizia un giorno nuovo:

IL PERICOLO RONZANTE


Ogni assiduo viaggiatore tropicale si sarà imbattuto in insetti fastidiosi di diverse specie, dalle quasi invisibili sand-flies alle mosche cavalline ai più comuni rappresentanti dei culicidi, ovvero zanzare o mosquitos di diverse specie più o meno pericolose.
Essi rappresentano non solo un grandissimo fastidio per le loro punture irritanti, ma possono essere il veicolo di trasmissione di parassiti e malattie anche molto gravi per l'essere umano, tra cui possiamo ricordare la Febbre Gialla, che richiede apposita e obbligatoria vaccinazione, la Malaria, con relativa profilassi, la Dengue, in forte espansione e tuttora senza una cura specifica.
Ovviamente, non avendo questo blog la competenza per addentrarci in discorsi di carattere medico, il primo consiglio obbligatorio è di prendere tutte quelle cautele che i centri specifici di medicina del viaggiatore possono darci in relazione alle mete che vogliamo visitare. Detto questo, vediamo che strumenti possiamo trovare sul mercato per ridurre i rischi di puntura da parte dei pestiferi insetti.
Il primo e più classico rimedio che viene in mente è costituito dai classici repellenti, in spray, lozione o gel, ora rintracciabili anche in formulazioni che sostengono di essere efficaci con le "zanzare tropicali"; sicuramente possono costituire una prima barriera, anche se non tutti i prodotti manifestano la stessa efficacia in tutti i luoghi e con tutte le specie e se dobbiamo tenere ben presente che vengono facilmente dilavati da acqua e sudore, per cui dobbiamo ricorrere a riapplicazioni abbastanza frequenti.
Ricordiamoci anche magari uno stick per alleviare il prurito del dopo puntura, non avrà alcuna protezione sulla nostra salute ma potrà risollevare il nostro umore dopo un attacco delle bestiacce.
In realtà vi è una linea di difesa ancora anteriore a cui dovremmo prestare particolarmente attenzione, specie in quelle zone riconosciute endemiche di patologie pericolose; sto parlando del nostro abbigliamento, pantaloni lunghi, scarpe chiuse e maniche lunghe, oltre a una buona bandana attorno al collo, mettono al riparo la gran parte del nostro corpo, lasciando esposte solo quelle zone facilmente controllabili come mani e volto; in casi estremi di aggressività e numerosità delle zanzare l'unico rimedio che resta è un cappello specifico con retina come quello che vedete in foto che, unitamente a un paio di guanti, ci isolerà completamente dagli attacchi.
Un piccolo aggeggino, visibile anchesso in foto, che si è rivelato utile in molte situazioni è quel piccolo emettitore acustico che si può attaccare alla cintura o a un bottone della camicia; è fornito di batterie solari e il suo scopo è quello teorico di emettere un ronzio molto simile a quello delle zanzare maschio, che vengono evitate dalle femmine già fertilizzate che sono poi quella parte della popolazione che si alimenta del nostro sangue .... non è infallibile ma spesso è stato un ottimo aiuto, un investimento di pochi euri rintracciabile nei negozi più forniti di escursionismo.


Altri accorgimenti del nostro comportamento possono tornare utili; per esempio cerchiamo possibilmente di stare sottovento rispetto a mangrovie, cespugli e pozze d'acqua stagnante, infatti gli insetti sono attratti principalmente dalle nostre emissioni respiratorie di anidride carbonica ed è quindi molto meglio se vengono allontanate dai "condomini di zanzare" piuttosto che portate dritte verso di loro a costituire la traccia perfetta da risalire.
Non dimentichiamoci poi dei nostri alloggi; l'aria condizionata spesso risolve, come pure un buon fornelletto a piastrine da lasciare attivo in nostra assenza; in mancanza di essi cerchiamo almeno di dormire al riparo di una classica zanzariera tesa sopra al letto e prestiamo particolarmente attenzione al tempo che trascorriamo in bagno.
Giusto due righe banali che spero siano comunque di utilità a chi si cimenta per le prime volte in avventure piscatorie esotiche... e, se avete voglia di approfondire le conoscenze su qualche piccolo incubo legato alla puntura di zanzara, digitate "torsalo" su un qualunque motore di ricerca, non pericoloso ma assolutamente disgustoso e da evitare!

POPPER NUOTATORI, L'ALTERNATIVA MENO NOTA


Quando si pensa ad un popper la prima immagine che ci viene alla mente è il classico "boccalone" che spruzza l'impossibile e fa un fracasso esagerato sotto le strappate della canna.
Ma vi è un'altra categoria meno nota che abbina all'azione di sopra un movimento molto invitante una volta portato sotto la superficie. Solitamente le esche facenti parte di questa categoria hanno forma tozza, liscia e compatta e corpo bombato senza "colli" o strutture particolari; anche la bocca spesso risulta meno scavata dei modelli classici da short popping. Una volta portati ad affondare leggermente sotto il pelo dell'acqua con un movimento di canna piuttosto lungo e non troppo brutale sarà chiaro il perchè dell'epiteto "nuotatore"; infatti evidenzieranno un'azione scomposta e scodinzolante alla stregua di un minnow, trascinando comunque con loro la scia di aria intrappolata all'inizio del recupero.
Ogni marca evoluta ha il suo "swimmer" a catalogo, dagli Abasa e Anthias di Carpenter, ai Crazy Swimmer di Fisherman, al mio modesto SW della foto sopra giusto per citarne alcuni.


Essi hanno spesso una marcia in più in condizioni di acque calme e tranquille, pesci svogliati o diffidenti o semplicemente quando i predatori preferiscono ghermire l'artificiale appena sotto il pelo.


Sono efficaci con tutti i predatori che attaccherebbero un'esca di superficie e variando la taglia possiamo insidiare un po' di tutto, dal carangide gigante al barracuda, al roosterfish.
Importante è non comprometterne l'azione con ami o ancorette esagerate e comunque rimanere negli standard consigliati dalle case madri, pena una notevole diminuzione della loro dinamica.


TREBLE HOOKS XXL, MISURE A CONFRONTO


Finalmente mi sono arrivate le Gamakatsu GT Recorder, dura reperirle e care come il fuoco, ma le ultime vicissitudini di aperture e slamate mi avevano spinto a cercare un'alternativa più sicura.
Ovviamente la numerazione non è affatto analoga ai modelli che già conosciamo e quindi tornano utili due foto di confronto.
Certo che però, a vederle, danno profonda sensazione di sicurezza e robustezza e di essere meno soggette a leve strane, che tendano ad aprirle, per la loro struttura a rientrare della punta; oltre a ciò vengono già in versione barbless.
In pesca ancora le ho provate solo una volta , in modo positivo ma anche troppo limitato per trarre conclusioni... certo che se ne parlano bene dappertutto un perchè ci sarà, in autunno le prove serie sul campo.

Prima foto: Owner ST66 4/0, Gamakatsu GT Recorder 5/0, Owner ST66 5/0:


Seconda foto: Owner ST66 5/0, gamakatsu GT Recorder 5/0, Owner ST76 5/0:


Terza foto: gamakatsu 5/0, Owner ST76 5/0, Gamakatsu 7/0:


Quarta foto: Owner St76 5/0, Gamakatsu 7/0:



I pesi, indicativi, su bilancia con approssimazione al grammo :

Owner ST66 4/0 :  9 gr
Owner ST66 5/0 : 11 gr
Owner ST76 4/0 : 12 gr
Owner ST76 5/0 : 18 gr
Gamakatsu 5/0 : 11 gr
Gamakatsu 7/0 : 19 gr

Mancano da confrontare le 8/0, ma per ora non le ho trovate, e magari, per completare il lavoro, le Decoy Special GT.

JIGS, JIGS, JIGS... I MIEI PREFERITI

.... quelli che uso più spesso, quelli che non lascerei mai a casa.
Ce ne sono mille sul mercato, ognuno ha le sue preferenze, questi che seguono sono quelli che calo in acqua più spesso e che mi hanno dato maggiori soddisfazioni.
Una scelta di modelli che copre tutte le condizioni di corrente, profondità e azione.

Primo gruppo: "non posso vivere senza" :-)

Sevenseas Anatahan:


Lo uso tantissimo, un corto versatile e molto mobile, perfetto per stuzzicare i pesci poco attivi; lo porto di solito nei pesi di 170 e 250 e prende veramente di tutto tanto a mezzacqua che sul fondo.

River2Sea Spike:


Un lungo atipico col baricentro in testa, si presta al classico short veloce ma da risultati eccellenti nello short lento e accompagnato dato che sviluppa un movimento molto particolare e stuzzicante che risveglia i pesci in stasi e apatici; mi ha dato in particolare belle catture con carangidi di vario tipo e cubere.
Lo porto con me sempre nei pesi di 150 e 230.

Smith Nagamasa:


Un altro lungo atipico, molto sfarfallante in caduta e molto reattivo e "leggero" nel recupero; grandioso con pelagici e ricciole in modo particolare, ma è attrattivo per qualunque pesce, uno dei pochi lunghi a rendere bene anche quando le preferenze sembrano essere per i corti; le taglie che uso di più sono 180, 230 e 280, ma anche lo sciabolone da 400 ci ha dato gran belle catture.

Patriot Design Devil Edge:


Un acquisto recente, ma che già negli ultimi tre viaggi è entrato nella manciata dei preferiti; affonda come un sasso ma mantiene una leggerezza di manovra e una mobilità eccezionali grazie ad un disegno particolarmente indovinato; sempre più di frequente la mia scelta prima per le acque profonde; le taglie da 175, 255 e 365 sono quelle che porto con me.

Fisherman Shotgun:


Uno short estremamente mobile e compatto, mi ha salvato numerosissime battute di pesca; lo tengo sempre da outsider specialmente nella taglia da 300 grammi; particolarmente efficace coi pesci di fondo, cernie e snappers in primis, ma credo sia molto attirante anche in long jerk a mezzacqua... proveremo sicuramente.

Secondo gruppo: "non voglio comunque lasciarli a casa"

Fisherman Andaman:


Un altro corto o quasi, molto mobile e leggero fino ai 210 grammi, si irrobustisce e perde un po' di mobilità nelle taglie superiori che diventano adatte per le alte profondità; un classico, immancabile, ha fatto per noi veramente tanto pesce.

Deep Dog:


Me lo diede da provare l'amico Nicola Zingarelli e devo dire che si è rivelato molto utile e catturante; facile da lavorare in walkthedog subacqueo, risponde molto bene e in maniera precisa, perfetto per lavorare fondali profondi senza troppo sforzo; aggiungiamo che è durevole e economico e abbiamo un acquisto vivamente consigliato. Taglie da 210 e 260.

Fisherman Crazy Long Jig:


Il cecchino di profondità... quando abbiamo a che fare con molta corrente e fondali abissali è uno di quelli che scende a missile e ci consente di pescare in condizioni altrimenti proibitive, un jig di nicchia che scende poche volte ma fa il suo dovere.

Questi sono quelli che mi porto sempre con me, non sono i soli, non sono insostituibili, ma sono quelli con cui sono entrato maggiormente in confidenza, ai quali do maggiore fiducia e che mi hanno ripagato con grandi soddisfazioni.
Con altri ho avuto ottime catture, e mi piace fare entrare in uso anche qualche altro modello, non dimentico lo Stay di Shout, l'Hooker e il Momotaru di Sevenseas e il JacknifeR di Smith tra quelli a cui strizzo l'occhiolino... ma quelli presentati difficilmente li potrò abbandonare.

SCATOLE & SCATOLE

Come portarci  artificiali e accessori nei nostri viaggetti? Che soluzioni adottare che resistano in valigia e in pesca e che non pesino una follia?
Dopo averne provate tante, scatole specifiche, tubi per poppers, borse morbide, scatole da utensileria, ho trovato queste della foto sotto in un negozio di casalinghi.


Si tratta di comodissime scatole per alimenti della marca Lock&Lock, ermetiche per solidi e liquidi, grazie alla guarnizione incorporata, tanto da creare un effetto ventosa quando depressurizzate nella stiva bagagli di un aereo; impilabili .... adatte a forno, freezer e microonde ma questo, pur dandoci l'idea della qualità, ci interessa poco.
Interessante è la chiusura che si ottiene con quattro linguette a incastro laterali.
Per ora le più robuste del genere che ho provato, mi hanno seguito in barca, ricoperte spesso dalle onde, e hanno preservato benissimo il contenuto. Ovviamente sono disponibili in varie dimensioni e formati con un prezzo accettabilissimo.

PICCOLE ESCHE PER GRANDI PESCI

Pescando spesso al tropico, è un po' di tempo che i riscontri sugli artificiali e sulla loro efficacia non sono più gli stessi. Chi ha cominciato qualche anno fa ricorderà come i grossi popper fossero la scelta principale nella gran parte delle destinazioni esotiche, soprattutto per carangidi e snappers ma anche per molteplici catture di contorno. Negli ultimi anni le sensazioni sono cambiate, capita sempre più spesso che a risolvere una battuta di pesca siano artificiali di taglia ridotta, piccoli secondo gli standard a cui la pesca heavy ci aveva abituati.
Le ragioni, a sentire in giro, sarebbero varie, prima fra tutte la pressione di pesca ormai diffusa ovunque che avrebbe educato i pesci a schivare gli oggetti eccessivamente rumorosi e vistosi riconoscedoli come innaturali; altre concause di circostanza che talvolta si aggiungono sono i moderati livelli di aggressività in condizioni non ottimali di clima, maree e temperatura delle acque.
L'azione umana avrebbe portato in molti casi all'eliminazione degli esemplari più aggressivi, i primi sulle nostre esche, o quantomeno alla loro educazione in caso di catch and release andato a buon fine.
Riscontri in tal senso ne ho avuti tanto in acque cubane che in Oceano Indiano, casi eclatanti l'ultimo viaggio alle Maldive e quello di novembre in Madagascar, entrambe destinazioni classiche da "popperone".
In particolare nell'ultimo appena concluso, un popperino di 75 grammi è stato il catturatore quasi unico di GT, red snappers e coral trout, pur in una condizione di elevato moto ondoso e turbolenza e pesce in caccia attiva. Restano indispensabili i lanci lunghi e l'attrezzatura pesante e diventa quindi obbligatoria una buona tecnica di lancio per presentare oggettini piccoli a ottanta metri con la stessa efficacia dei cugini più grandi.
Ecco che una canna longcast, come ad esempio la ripple fisher GT82LC recensita qualche post fa, ci aiuta non poco in tali circostanze, abbinata ad un trecciato premium e ad ogni altro trucchetto che ci consenta distanza.
Attenzione alle esche piccole, è sempre buono accertarsi che siano sufficientemente robuste, dato che spesso non nascono per simili sollecitazioni. Anche ami e ancorette vanno scelti a misura, 3/0 come minimo di ancora, al di sotto delle quali preferisco gli ami, per evitare di perdere pesci per il raddrizzamento delle triple in un combattimento violento.
E' uno strano concetto di "finesse" estremo che però sempre più spesso risolve le situazioni difficili.
Non che i popperoni tradizionali, le grosse stick o i pencil lunghi un piede non abbiano più ragione d'essere, tuttaltro, spesso sono loro a tenere banco, ma non priviamoci dell'arma "leggera" se non vogliamo perdere gustose occasioni.
Alcuni pesci sul mio Pato da 75 grammi alle Maldive in un giorno fortunato:




E un GT dal Madagascar che si è letteralmente ingoiato la stick affondante da 80 grammi:

LA BIBLIOTECA: FISHING THE FLATS


Un classico e intramontabile, un must nella biblioteca di ogni pescatore tropicale.
Scritto nel 1983 da due "guru" della pesca sportiva come Mark Sosin e Lefty Kreh, rappresenta ancora oggi un validissimo riferimento per chi vuole conoscere o approfondire la pesca nelle flats caraibiche; altresì le informazioni contenute su ambienti, maree, approccio ai pesci e relativi combattimenti trovano degli ottimi teatri di applicazione nelle acque di tutto il mondo.
Se la parte relativa alle attrezzature risulta un po' vintage in qualche passo per l'ovvio progresso avuto in tutti gli anni che sono passati dalla prima edizione, le informazioni per capire ambienti e pesci sono attualissime e universali. Capitoli come "Understanding Tides", "Finding Fish" o "Hooking and landing fish" contengono nozioni importanti che, secondo me, dovrebbero entrare a far parte del bagaglio tecnico di ogni pescatore completo.

DUE CANNE APPENA ARRIVATE DA PATRIOT DESIGN

Mi sono passate per le mani due "cannine" nuove della ditta di Matsutani, gli estremi opposti, o quasi, della produzione da popping, e ne ho approfittato per fare due lanci e due foto in mancanza di pesce, giusto per avere due impressioni "a secco", e quindi abbastanza epidermiche.

La prima: Grand Armor Game Sailfisher 72, montaggio low rider



i dati dicono: 7'2", 70 grammi di lure weight, PE2-4, 4-9 kg di frizione, azione medium-fast, classico assemblaggio offset in puro stile Jap.
In foto la vedete abbinata a uno stella 8000FA, forse eccessivo nelle intenzioni di progetto ma che devo dire ben bilancia l'attrezzo.
Le impressioni: leggera con un tip molto dolce che lavora perfettamente gli stickbait anche piccini, come era aspettabile visto il target nominale; tanta riserva di potenza che non ha riscontro nelle pari grado di altre marche famose, soprattutto se guardiamo al max drag che sembrerebbe reale.
Ci ho lanciato in pratica fino a 90 grammi senza problemi e senza sforzo e devo dire che mi ha fatto ottenere distanze considerevoli anche col 60 libbre in bobina; lavora bene oltre agli stick i pencil, i minnows e se la cava pure coi poppers a bocca medio-grande, coi quali va presa un po' di confidenza nel caricare bene la strappata.
Mi piace, e tanto, mi sa che va dritta sulla mia personale lista per lo shopping.
Qui sotto alcune foto in trazione:




La seconda, la bestia immane: FIRE VORTEX GT ULTIMATE XTX76LCSG, montaggio low rider



i dati: 7'6", lure weight 250 grammi, PE8-12 ( che significa 170 libbre per la cronaca ), drag 8-17kg, azione medium fast, assemblaggio ovviamente offset;
il target: giant trevally XXXL in zone difficili.
Le impressioni..... difficile da definire, un palo immane con una potenza spropositata, ben oltre a quello che può gestire il 90% degli anglers, veramente faticosa da piegare anche se non priva di anima, un senso glielo si può trovare a patto di poterla usare in sicurezza, murate alte, un amico che ci tiene per la cintura, il rischio è finire in acqua altrimenti, ma l'arma per affrontare il mostro sembra esserci, anche se nella categoria preferisco altro a sentimento.
Nel lancio tratta 200 grammi come bruscolini, nella foto c'è il mio prototipo ultimo di Goliath, un popper dalla boccaccia esagerata che pesa 230 grammi una volta ancorettato.. sembra potere lanciare molto di più, ma scarica sul dito che regge il filo una quantità immane di forza vista l'azione del fusto che poco immagazzina della potenza impressa nel movimento.
Nella popperata invece, tanto laterale che in cintura, non risulta eccessivamente faticosa, perlomeno in relazione a quanto abbiamo in mano che è tanta roba. Difficile pensare di poterci pescare alcune ore di seguito, meno che meno una giornata o più, almeno non è nelle mie corde.
Mi piace? Non lo so, non la comprerò, anche perchè ha tante sorelle minori ben più gustose in pesca per come la interpreto io nel mio personale.... come sempre, occhio, sono i miei gusti, non istruzioni per gli acquisti.
In bocca al lupo al proprietario!


PS: perdonate la qualità delle foto ma la giornata era pessima e l'occasione da prendere al volo!

PROFISHCO RING & GROMMET

Un utilissimo accessorio per il terminale. Ricordo di avere in passato rotto spesso all'altezza della congiunzione del nylon con la girella posta prima dell'artificiale, rotture dovute a quanto sembrava al taglio del filo da parte dell'occhiello sotto trazione estrema; a poco erano serviti tubini, redancine o altri accorgimenti, finchè un amico mi segnalò questi oggettini, semplici ma geniali.
http://www.profishco.com/magnumring.asp

Da allora li uso costantemente nelle classi di lenza dalle 80 libbre in su e il problema sembra risolto; una veloce crimpatura sul terminale, uno split ring per connettere l'artificiale e siamo pronti tanto a popper che a jig.


ASSIST RAPIDO, UNO DEI TANTI MODI

Capita spesso in barca di non avere degli assist pronti esattamente come li vorremmo, dato che le combinazioni di ami, cordini e misure sono innumerevoli e che in pesca possiamo avere una certa mortalità per perdite o tagli.
Certo in quei frangenti non c'è tempo per sottigliezze quali legature di filo fine di copertura, resinature, tubetti termorestringenti, splicing e altre ricercatezze.
E' buona cosa allora conoscere quel paio di nodi specifici che ci possono venire in rapido soccorso, uno per l'amo uno per lo split.
Il mio cordaggio preferito per tale compito è il Varivas assist line per la sua ruvidezza e la conseguente impossibilità a slittare.
Di seguito le fasi salienti dei due nodi che amo usare tra i tanti esistenti, da tirare rigorosamente con le pinze al fine di un serraggio ottimo.












...dall'altro lato il solid ring...










...il risultato finale...


Nulla ci vieta poi di arricchire o irrigidire col solito tubino termorestringente.